Questioni di qualità o solo formalità? Continuerò a non studiare a non lavorare a non guardare la tivù. A non andare al cinema a non fare sport. A evitare le insegne luminose che attirano allocchi. A non essere pigro di testa. A non mentire. Ma ben vestito, quello si

martedì 21 giugno 2011

Lentamente

La  malinconia è un veleno, iniettato nelle vene, come eroina. E' l'odore dei capogiri, lo scorrere delle nuvole su orizzonti invisibili, un girare attorno a vite senza incrociarle, tra metriche distorte e disinvolti piaceri.
Un lamento strozzato, un sorriso anestetico, un urlo silenzioso tra pianure assolate, una stanchezza che sale, un riposo assordante. Un lento cammino a testa in giù, sui sentieri, è un fiume carsico di nascosti pensieri, E' svenire s'un prato, è il passato che diventa futuro, trasforma le vie in glaciali apatie, è un contagio tra le lenzuola nei respiri profondi, è sabbia, è deserto. Una danza ballata da ciechi lungo i bordi, in luoghi vuoti, negli occhi tra la gente. Dimenticati sguardi in fissità. Una piccola cattiveria che ferisce la carne, un ago che affonda dentro l'anima. E' un vino mai più assaporato, aria respirata nell'instabilità, è un libro disperso in polverosi scaffali.
La malinconia è un seme che germoglia nel giardino, invade le rose e le viole, una scia profumata inseguita mai trovata. Cerco l'antidoto ai miei sensi un antibiotico, una cura inquieta alla vita al passar dei solstizi.
La malinconia è un veleno che uccide lentamente.