Questioni di qualità o solo formalità? Continuerò a non studiare a non lavorare a non guardare la tivù. A non andare al cinema a non fare sport. A evitare le insegne luminose che attirano allocchi. A non essere pigro di testa. A non mentire. Ma ben vestito, quello si

domenica 6 marzo 2011

Fotogramma n° 1 - Nelle vie dell'anima

Esterno giorno - Tra i muri e le vie strette -

Camminare a passo lento tra le pietre che compongo quel dipinto quasi astratto, sottili vie, che si aprono in piazzette dove la luce del sole di fine inverno scalda i respiri di travagliati inverni.
Si incontrano i momenti in quei frangenti, si materializzano, come fossero li a guardarti, a spiarti incuriositi, vedere se sei cambiato o se sei ancora quello che passava di li e respirava quell'aria distrattamente tanti anni fa.
Nel passeggiare in mezzo alla solitudine incontri fotografie, attimi andati ancora vivi, incisi in quelle pietre. Dalle case vuote giungono grida risate rumori che si  fanno ascoltare dalla mente in un silenzio malinconico, con i colori catartici di un ricordo mai sopito. Le fontane gocciolano come un tempo, il suono è sempre lo stesso, forse l'unica cosa che non è mai cambiata. Fuori dall'Osteria ti sembra di vedere persone irriverenti alla vita con bicchieri e sigarette accese, mentre la porta si apre e qualcuno si rintana al caldo della stufa prendendo le carte e passando ore solo all'apparenza di niente. Sono attimi e tutto poi ritorna silenzioso. Finché nelle vie solitarie si materializzano davanti a te persone laboriose e indaffarate con quella scintilla negli occhi di chi è felice del passare del tempo tra lavori e fatiche.
Il sole è alto, scalda appena, il cielo è terso.
I miei occhi dalla Piazza, possono viaggiare da un estremo all'altro della valle senza ostacoli. La Piazza è luminosa, spoglia, come sempre l'aria si fa sentire sulla pelle nella sua ruvidezza. Il silenzio si confonde con la pace del Camposanto, sembra non ci sia nessuno, sembra siano tutti fuori, chi nelle proprie case, chi tra i caruggi o all'osteria a giocare a briscola, a bersi un bicchiere. Chi a lavorare negli orti o a piantare le patate verso Pianseiun. Giù in strada il silenzio è surreale, solo all'apparenza sembra di ascoltare in lontananza automobili arrivare. Il vortice ti accoglie, osservi nitidamente quelle giornate fatte di arrivi e partenze, di saluti veloci con gli occhi rivolti altrove, come per dissimulare le emozioni rinchiuse in noi, come una fuga dall'irreale per ritornare a quel reale conflittuale dentro di noi. .
Il Salone è chiuso, ma si distinguono tra i refoli di vento che lo contornano, figure pigre, sedute. Un attimo silenziose e l'attimo dopo loquaci e serene. Attendono la fortuna, gli eventi, la notte che verrà, racchiusi in pensieri tra il superficiale e il profondo, fra sguardi evasivi e sicuri. Mentre dall'interno il Juke box suona, il rumore della palla del calcetto, sovrasta parole di sfide mai finite tra un bicchiere di vino e uno di birra. Profumi che provengono dalla cucina ti indicano che la sera sta per arrivare.
Passo dopo passo ritorni in luoghi a te familiari, ti accorgi dei cambiamenti, seppur anche minimi negli anni. Ed è un continuo incontro di istantanee che si aprono tra le reminiscenze, diventando reale, fino a toccarle, a conversare con loro, a fermarti a bere un bicchiere con loro.
Dalla Cappelletta sembra di sentire le note della banda e il confondersi tra il verde dei cappelli da alpino, mentre qualcuno aspetta il momento buono per nascondersi e scappare. Rivedi il ritrovo nascosto al buio, le stelle, le nottate in cui si scrutava l'infinito sconosciuto.
In lontananza, Pacosta all'apparenza immersa nella solitudine dei suoi pini. Osservi panchine vuote che in un battito di ciglia ritrovi occupate da anime trasparenti prese nei loro pensieri nelle loro gioie, nei loro dolori, in giornate limpide come questa, oppure in giornate intrise di piccole gocce che cadevano dal cielo a formare pozzanghere in cui era facile cadere. Da lì, il punto di vista, l'immagine delle case tutte rannicchiate tra di loro diventa un'abbraccio stretto tra il tempo, il divenire e te stesso. Il sole in evoluzione compie la sua parabola discendente, il calore emanato è sempre meno. Il campanile rintocca le ore con il suo suono consueto, sempre lo stesso, confortevole, dando vita alle ombre che si allungano sui ciottoli tra le mura.
E' l'ora di preparare la borsa e tornare alla realtà, abbandonare quei colori pastello, i miei colori, per tornare ad immergermi nei colori metallici freddi e distaccati di questi anni.
Sulla strada verso casa incontro qua e la ricordi trasparenti che mi salutano e mi ripetono in continuazione di ritornare presto. Tornerò, a tenervi compagnia, come tutti gli anni. Rivedrò le stesse immagini, le stesse persone, le stesse anime in dissolvenza.
Di queste ore passate rimane impressa l'immagine sovrastante che ha invaso quei luoghi. Dove prima incontravo vecchi ricordi, vecchie emozioni, ora incontro, oltre a loro, trepidazioni che si fanno immagini carnali e poetiche. Mi prendono per mano tra i palpiti e rapiscono i miei sensi, i miei tormenti più intimi le mie sensibilità più nascoste, accompagnandomi tra sorrisi amari verso casa.
La borsa è pronta, la casa è in ordine. Il letto appena rifatto.
Mi ritrovo nella tasca un braccialetto, non ricordo di averlo mai visto, non so come possa essere finito nella tasca della mia giacca. Forse è il potere della magia di quei luoghi, di quelle persone invisibili incontrate. Forse qualcuno di loro l'ha infilato nella mia tasca come ricordo del nostro incontro, forse sono incantesimi. Non ho spiegazioni, non servono, mi basta questo, per posare nel cesto dei ricordi anche le sensazioni di questo giorno. Mi basta per sapere che ci sono luoghi  che spesso parlano di più delle persone che li hanno vissuti.
Scendo le scale con lo zaino in spalla, mi lascio dietro tutto. Riparto per l'ennesimo viaggio silenzioso. Trattengo il respiro in un ultimo veloce sguardo al tempo andato. A presto.

Dissolvenza

2 commenti:

  1. ...la malinconia è uno stato di grazia?!?...

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  2. può essere... molto meglio della finta felicità...
    L.

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