Osservare una fotografia è come rivere quell'attimo in cui l'hai scattata. Devi immortalare l'immensità di quel perduto millesimo di secondo, carpirne la sensazione che ti da nel momento stesso in cui la osservi, in cui ti entra sotto pelle, dentro il cervello. Evitare di elaborarla con occhio critico o tecnico. Solo così sarà la poesia dell'immagine ad aprirsi nella mente. Sarà una mano invisibile a condurci in quei luoghi fermi nel loro movimento instabile. E le molecole vibreranno creando quell'alienazione spazio temporale chiamata nostalgia.
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