Questioni di qualità o solo formalità? Continuerò a non studiare a non lavorare a non guardare la tivù. A non andare al cinema a non fare sport. A evitare le insegne luminose che attirano allocchi. A non essere pigro di testa. A non mentire. Ma ben vestito, quello si

domenica 14 novembre 2010

Strategie d'uscita

Ricordo che anni fa c'era chi aveva strategie d'uscita particolari: aspettava mezzanotte
per poi saltare dal suo balcone verso la casa vicina. Da li, di corsa giù per vie strette verso
un luogo prestabilito, dove ad attenderlo c'era sempre una macchina accesa.
Spesso le notti di qualcuno incominciavano così, con strategie prestabilite, appuntamenti non evitabili,
accompagnate da vini non certo pregiati ma pur sempre importanti per legare i fili della vita.
Tutto ad insaputa dei più.
Il bicchiere di vino ti sorreggeva, la notte ti accompagnava. Così, fino a quando all'improvviso non si cadeva
per rialzarsi intontiti ed attoniti la mattina seguente o meglio, il pomeriggio dopo.
Le cose cambiano com'è giusto che sia, ma la ricerca di vie d'uscita quelle no, rimangono, come rimangono i ricordi, le sensazioni, parole, gesti e fatti del tempo che è stato.
Ci sono vie d'uscita per molte situazioni, si creano, si simulano, si distruggono.
Non ci sono però strategie d'uscita dallo scorrere umano, ci sono solo punti di esondazione, dove la forza delle idee, delle ire, tracima. Rompendo gli argini, inondando tutto quello che di labile e di certo ci circonda.
Fino a quando il tutto rientra per continuare a scorrere, a defluire veso l'oceano dell'esistenza.
Come in quelle notti che correvano lontano dove il solo fatto di esserci era la prova di cosa volesse dire esistere,
tra storie, leggende e verità. Davanti a bottiglie di vino oramai vuote in tarde ore. E non sapere come uscirne.
E poi tornare a casa, sfatti come i letti lasciati il giorno prima, coricarsi, chiudere gli occhi mentre tutto girava intorno, dedicando quel'ultima preghiera a Nostra Signora dei cinici che ci preserva dai sentimenti.

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