Questioni di qualità o solo formalità? Continuerò a non studiare a non lavorare a non guardare la tivù. A non andare al cinema a non fare sport. A evitare le insegne luminose che attirano allocchi. A non essere pigro di testa. A non mentire. Ma ben vestito, quello si

mercoledì 22 dicembre 2010

Solstizi

Inquieta il tempo disarmonico di questi giorni: vorrebbe nevicare, vorrebbe piovere. Al sole andrebbe di uscire ma poi si accorge che è tempo di riposare e ci volta le spalle. Il freddo mantiene la vita silenziosa, la natura compatta, croccante sotto le nostre suole. Il piacere del calore lo senti davvero dopo una passeggiata sotto zero. Senti il freddo bruciare le guance, i pensieri scappare oltre le zone rosse, oltre la breve giornata del solstizio, in poche ore di luce risucchiate dal buio uggioso della notte. Senza luna, eclissata da nubi estranee alle luci natalizie. Troppo impegnate a girovagare per il cielo per accorgersi di noi, qua sotto, bloccati in coda sotto nevicate di nulla. Di tanto in tanto si affaccia per brevi istanti nel suo pallore dicembrino, ma stride la luna se guardandola immagino quegli occhi. Fanno presto le nuvole a ricoprirla. Qui è pieno di luci sintetiche, aiutano qualcuno a passare la notte ad aspettare l'anno in arrivo. Tra pagine di storia, racconti di geografia e formule matematiche dove i conti non tornano mai, il tempo viaggia tra folle disordinate affacciate al gran bazar stagionale. Sembrano non sapere, sembrano non pensare che dopo un alba c'è un tramonto e poi ancora un'alba e così, in divenire. Ci si dimentica di tutto, ci si abitua a tutto.
Ripercorrere certe strade, vedere ancora quegli scorci, dove la terra si scontra con il mare, sedersi negli stessi tavoli guardando le differenze scomposte. Cogliendo i repentini cambiamenti dei tempi e malinconie di ritorno che invadono di nuovo corridoi dove le luci di emergenza hanno esaurito la loro carica.
Le temperature fredde ritornano quelle che ricordavo, tra la fretta desolante che si incontra sulla strada del ritorno. Da domani i giorni si allungheranno e le ombre lunghe di dicembre inizieranno ad accorciarsi. Nella mente ho gli scatti in giornate limpide dove puoi toccare l'orizzonte allungando la mano, tra il chiaroscuro che si intravede da quelle montagne. Come quel matto seduto sull'erba ricorderò "come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba".
Attendo altri solstizi, altri equinozi, eclissi che verranno e ricordo le parole di quel medico, risuonano nelle orecchie. Le ginocchia cedono, lentamente.

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